TEST AMLETA, UNO STRUMENTO PER TUTT3

TEST AMLETA, UNO STRUMENTO PER TUTT3

Siamo liete di presentare a tuttə voi il Test Amleta, uno strumento che serve a rilevare la rappresentazione femminile nelle opere drammaturgiche, cinematografiche e letterarie.

È il frutto di un lungo lavoro di ricerca e analisi che ci ha impegnato per quasi due anni, il cui scopo principale è quello di aprire una riflessione sull’immaginario femminile che ci circonda.

Il Test Amleta non si pone come uno strumento per dare soluzioni, ma come un percorso che, attraverso delle domande, possa essere da stimolo nella costruzione e/o nell’analisi di un nuovo testo.

Non vuole essere uno strumento di giudizio delle qualità artistiche di un’opera drammaturgica, cinematografica o letteraria, ma nasce dalla volontà di trasformare in dati oggettivi quelle che spesso vengono liquidate come opinioni soggettive sui limiti della rappresentazione del femminile nei testi teatrali e non solo.

Il test Amleta vuole invece essere un indicatore che registri i valori che permettono a un testo di superare i cliché narrativi che si sono culturalmente stratificati nel nostro immaginario.

Una rappresentazione femminile adeguata, infatti, non è solo una questione di presenza, ma soprattutto di linguaggi e di narrazioni scevri di stereotipi.

Partendo dalla consapevolezza che l’identità di genere, pur essendo in continua decostruzione e ridefinizione, è spesso influenzata dall’immaginario culturale di riferimento, l’obiettivo del test è quello di evidenziare quelle opere che hanno una rappresentazione più sfaccettata e variegata del mondo femminile e questo non soltanto da un punto di vista di centralità nello sviluppo di una trama, ma anche in relazione al linguaggio e alle modalità con cui le donne vengono raccontate.

La nostra ricerca parte da un’analisi delle drammaturgie per poi allargare il proprio raggio di azione anche su uno spettro più vasto di prodotti narrativi, come le sceneggiature e i romanzi.

Il Test Amleta non ha la pretesa di analizzare in maniera esaustiva i personaggi appartenenti alla comunità Lgbtqia+ e gli stereotipi che caratterizzano la narrazione delle etnie non caucasiche e delle persone disabili.
Consideriamo questo Test come un punto di partenza a cui seguiranno nuovi lavori di approfondimento dal taglio intersezionale su uno spettro più vasto di personaggə.

Comunicato Teatro di Catania

Comunicato Teatro di Catania

In merito alla recente nomina del regista Luca De Fusco come Direttore del Teatro di Catania da parte del Consiglio di amministrazione vorremmo esprimere le nostre personali considerazioni.

Chi lavora nel teatro italiano conosce quali siano state le vicissitudini che hanno accompagnato negli anni gli incarichi del neo Direttore del teatro di Catania, passato praticamente indenne attraverso proteste di dipendenti e di lavoratrici e lavoratori del palcoscenico per mancata regolarità nei pagamenti e altri disagi, così come è stato ampiamente raccontato nelle pagine di quotidiani locali e nazionali nell’ultimo decennio.

Ci domandiamo quindi come sia possibile per il Cda del teatro di Catania addurre motivazioni tanto celebrative nel presentare la nomina di De Fusco, dichiarato una “personalità unanimemente considerata di alto profilo, un intellettuale la cui valenza artistica e competenza gestionale di chiara fama garantiranno un ulteriore rilancio del nostro Teatro”.

In egual modo ci domandiamo come sia possibile per il sindacato CGIL Catania emanare un comunicato in cui si legge “Siamo soddisfatti per la celerità di questa nomina e a De Fusco auguriamo buon lavoro”. Riteniamo infatti che la “celerità” con cui l’insediamento è avvenuto, a pochissimi giorni dalla nomina del nuovo Cda e senza alcuna chiamata pubblica ma con una nomina diretta i cui parametri valutativi sono rimasti sconosciuti ai più, sia un segnale tutt’altro che positivo, e che i precedenti riguardanti il Direttore dovrebbero dare pochi elementi di soddisfazione ad un sindacato che difende lavoratrici e lavoratori.

Inoltre la proposta artistica di De Fusco nell’ultimo teatro da lui diretto è stata considerata “disequilibrata sia nelle relazioni di genere (gli uomini hanno diretto circa il 93% degli spettacoli, percentuale che addirittura arrivò in una stagione al 100% non essendoci su 24 titoli, neanche una donna per regista o coreografa) sia sul piano generazionale: il 59,2% delle opere al Mercadante e al San Ferdinando è stato diretto da registi tra i 50 e i 69 anni mentre gli under 40 hanno avuto la metà delle possibilità (2,6%) riservate agli over 80 (4,6%).” (Fonte Il Pickwick settembre 2018)

Ricordiamo che il tema delle pari opportunità è stato considerato di così urgente trattazione tanto da avere indotto il Mic ad istituire a novembre u.s. un “Osservatorio di genere” per vigilare a riguardo e incentivare tale equilibrio.

Il periodo pandemico ha reso possibile all’interno del teatro italiano l’innesco di una serie di azioni sinergiche che hanno tuttora lo scopo di riformare il sistema, portando all’attenzione quelle problematiche ataviche che rischiano, se non risolte in chiave programmatica e lungimirante, di far collassare per sempre l’intera produzione artistica. In forza di questo, visto che comune di Catania e regione Sicilia non hanno indicato perché hanno rimosso al primo mandato Laura Sicignano, e in virtù di quella trasparenza spesso richiesta ma raramente concessa quando si tratta di nomine apicali nella maggior parte dei teatri italiani, chiediamo:

  • Il Cda di Catania potrebbe condividere quali siano state le proposte artistiche e gestionali che hanno inciso su questa scelta?
  • Come è possibile che CGIL, che ricordiamo avere tra i propri tesserati e tesserate una grossa partecipazione di soggetti artistici e tecnici teatrali iscritti a SLC, abbia potuto, tramite la propria sezione comunale, salutare positivamente la nomina del neo Direttore dopo aver assistito a proteste di lavoratrici e lavoratori durante gli anni in cui il nuovo Direttore amministrava il Teatro Stabile di Napoli?
  • Come il concetto di difesa della territorialità, messo in campo in precedenti critiche riguardanti le scelte della Direttrice uscente, ha inciso sulla nuova nomina?

Ed infine:

  • Cosa intende fare il nuovo Direttore per quanto riguarda politiche di pari opportunità e inclusività, sia per favorire un equilibrio di genere che generazionale, in considerazione anche dell’adozione dell’agenda 2030 dell’Onu per sviluppo sostenibile da parte del nostro Ministero?

AMLETA
con il sostegno di

Rac – registi a confronto, FACCIAMOLACONTA, Presìdi Culturali Permanenti, A2U – attrici attori uniti, Coordinamento arte e spettacolo Campania, BULLS – Brescia Unita Lavoratrici e Lavoratori dello Spettacolo, UNITA, Sarte di scena, Registro campano: registro di categoria attrici e attori professionisti campani, CAM – Coordinamento degli artisti della scena marchigiana, LLSN – Lavoratrici e Lavoratori dello Spettacolo Novara, Maestranze spettacolo/Veneto, LLSP – Lavoratori e Lavoratrici dello Spettacolo Piemonte, Dire Fare Cambiare

Apriamo le stanze di Barbablù

Apriamo le stanze di Barbablù

Il 25 novembre è la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.

Amleta decide di dedicare tutto il mese a un fenomeno finora completamente sommerso e tollerato, ossia la violenza sulle attrici. 

Amleta raccoglie da più di un anno segnalazioni alla sua mail: osservatoria.amleta@gmail.com 

Dalle testimonianze deriva che la violenza sulle attrici è particolarmente diffusa e pervasiva sia perché le attrici lavorano col corpo, sia perché i confini fra ciò che è arte e ciò che è abuso sono spesso sfumati e volutamente confusi, sia perché le violenze vengono agite in un ambiente che le tollera isolando le persone vittime di abusi. 

Amleta vuole sollevare il sipario sulla violenza di cui sono vittime le attrici attraverso la campagna social #apriamolestanzediBarbablù.

Chi è Barbablù?

È l’incontro che non avremmo voluto fare,

il provino cui non avremmo voluto partecipare,

le parole che non avremmo voluto sentire,

il messaggio che non avremmo voluto ricevere.

Amleta vuole dare voce alle sopravvissute e aprire le tante stanze di Barbablù sparse attorno ai palcoscenici dei teatri italiani.

#Challenge: Spesso ci viene chiesto cosa si può fare nel concreto per aiutarci. Oggi abbiamo la risposta: partecipa a questa Challenge.

COSA FARE:

1. Prendi un mazzo di chiavi

2. Fatti una foto con il nostro hashtag #apriamolestanzediBarbablù

3. Solo se te la senti, puoi aggiungere alla foto una caption in cui racconti la storia di un Barbablù incontrato da te o da colleghe di tua conoscenza

4. Non scordare di inserire questi tag @amlet_a @metootheatre e gli hashtag #apriamolestanzediBarbablù #metooteatro

5. Coinvolgi tuttə nella challenge

Amnesty International premia Amleta

Amnesty International premia Amleta

Siamo felici e onorate di ricevere da Amnesty International Italia il premio “Arte e diritti umani” 2021. 
Il premio viene assegnato ogni anno a chi, nell’ambito dello spettacolo, ha contribuito a sensibilizzare e a mobilitare l’opinione pubblica in favore della difesa dei diritti umani.             

Queste le motivazioni: 

“Quest’anno il premio è andato a un collettivo di artiste e lavoratrici che si interroga, monitora e porta avanti azioni concrete per rafforzare i concetti di uguaglianza e dignità nel mondo dello spettacolo. Il loro lavoro ci obbliga a interrogarci e porta meritevolmente l’attenzione su un tema che di fatto permea tutta la società italiana: il cammino verso una autentica parità nelle opportunità fra i generi e nella percezione pubblica di molestie e rapporti di potere”.

La consegna del premio è avvenuta il 18 settembre alle ore 20:00 presso L’Arci Bellezza di Milano nell’ambito dell’iniziativa “Afghanistan: cosa fare per chi è partito e per chi è rimasto”.